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Chiare fresche et dolci acque 

Antonio Tarallo
Pubblicato il 22-03-2023

Giornata mondiale dell’acqua 2023

“Chiare, fresche et dolci acque”, così canta il Petrarca nel suo famoso Canzoniere. Tre aggettivi - relativi all’acqua - che si susseguono e che, oggi, forse, hanno perso un bel po’ del loro significato, purtroppo. Circa sei secoli dopo un autore di ben altra natura, tale Lucio Battisti cantava invece “Acqua azzurra, acqua chiara, con le mani posso finalmente bere”. In questo caso, siamo intorno agli anni ‘70 del secolo scorso quando il cantautore di Poggio Bustone aveva composto la musica di questa canzone, simbolo dell’estate 1969. Tra Petrarca e Battisti, un'iperbole che vede un susseguirsi inesauribile di canzoni, poesie, film con protagonista sempre lei, l’acqua. E viene da scrivere quasi spontaneamente “lei” pur essendo l’acqua - in termini grammaticali - un “sostantivo femminile”; non certo una “persona”. Ma quel “lei” nasce spontaneo perché un po’ tutti, nella nostra mente, abbiamo l’idea quasi di una “persona” se pensiamo a questa importante sorgente di vita.

L’acqua ci accompagna da sempre, fin da quando siamo nel grembo materno: per nove mesi, infatti, ogni bambino nuota come un pesce nell'acqua nel liquido che si trova nel ventre della madre; quel liquido ha il nome di “liquido amniotico”, composto dal 97% di acqua appunto; il suo ruolo sarà quello di fare da barriera di protezione per il feto e di apportargli le sostanze di cui ha bisogno per il suo sviluppo. L’acqua che protegge, l’acqua che fa crescere: nulla di più affascinante se ci pensiamo bene. Il nostro, dunque, è fin dagli albori della vita umana, un rapporto del tutto speciale con le “chiare, fresche et dolci acque”.

Ma poi forse l’uomo tende a dimenticare, troppe volte e purtroppo; e così la bellezza di questo elemento vitale della natura viene messo in secondo piano rispetto a tutto il resto. Viene del tutto dimenticato, un po’ per negligenza, un po’ per pigrizia. Basterebbe pensare a qualche scena del nostro quotidiano per rendersi conto di ciò: con l’idea di averne a disposizione quanta ne vogliamo, perché essere attenti al suo consumo dell’acqua?

Sono trascorsi undici anni da quando, in tutto il pianeta, il 22 marzo 1993 veniva celebrata la prima Giornata Mondiale dell’Acqua, il World Water Day. Furono le Nazioni Unite ad istituirla, l’anno prima, in occasione della Conferenza di Rio: obiettivo, ricordare a tutto il mondo l’importanza di questa preziosa risorsa.

22 marzo 2023: la celebrazione di questa Giornata Mondiale dell'Acqua coincide con l'inizio della Conferenza ONU sull'acqua che si terrà dal 22 al 24 marzo a New York. L'evento è un'opportunità unica per unire il mondo al fine di risolvere la crisi idrica e igienico-sanitaria. Mentre, il 24 marzo prossimo, la FAO celebrerà questa giornata con un evento collaterale alla Conferenza dell’ONU: il titolo, "Disaggregazione dell'indicatore SDG 6.4.2 (livello di stress idrico) per bacino fluviale". Il tema dell’incontro della FAO sarà incentrato sulle situazioni di stress idrico riguardo “lo stato delle risorse a livello di bacino e sottobacino".

Secondo un’analisi dell’Università di Twente in Olanda, pubblicata sulla rivista “Science”, più di 4 miliardi di persone vivono in condizioni di scarsità d’acqua per almeno un mese l’anno. Inoltre, le pagine di questa ricerca rivelano anche che 500 milioni di persone vivono in luoghi dove il consumo annuo di acqua è doppio rispetto alla quantità che la pioggia riesce a reintegrare. Zone particolarmente a rischio sono India e Cina, ma non solo. Anche la parte centroccidentale degli Stati Uniti, l’Australia per giungere alla capitale britannica, Londra.

I dati non sono confortanti, vero. E per far fronte a questi numeri un’unica soluzione non è certo possibile. E’ necessario parlare al plurale piuttosto che al singolare: soluzioni. Ma di tutte queste, forse, ce n’è una che preme più di tutte e che è, in una certa misura, celata nel nostro vivere quotidiano con gli altri uomini: il rispetto. E’ soluzione antropologica: nel rispetto per l’umanità - a cominciare dal nostro vicino - che può iniziare la soluzione a questo annoso problema. Piccole azioni che determinano una rivoluzione di pensiero. Vengono in mente le parole di santa Teresa di Calcutta riguardo al bene che possiamo creare, riguardo alla carità che possiamo fare: “Quello che possiamo fare è solo una goccia nell'oceano, ma l'oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo”.

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